Steven Ricci
2 luglio 1952 - 16 ottobre 2020


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STEVEN RICCI E' MORTO

Ha fatto parte attivamente della generazione, colta e ribelle, nata a Berkeley per fermare l'aggressione in Vietnam (quella volta si vinse) ma che poi, repressa con ogni mezzo necessario, scelse la lunga marcia "nelle istituzioni". E al suo fianco, per cambiare, almeno, il mondo del cinema californiano, ebbe i cineasti Penelope Spheeris e Jim McBride, i critici Carlos Clarens e Richard Sklar, le femministe di "Camera Obscura" e l'amico super cinefilo Michael Friend (che oggi fa parte dello staff tecnico della Sony)...
Anche la new Hollywood e il suo big complotto furono sconfitti, in una decina di anni: nonostante le battaglie di Bob Aldrich (allora capo del sindacato Directors) ai registi dei big studios è ancora negato il final cut. E proprio Bob Aldrich mi raccontò di come il 7 maggio 1974 un ambizioso capitano della polizia di Ellei, per diventare sindaco, aveva bruciato un intero isolato nel ghetto african american di Watts (dove il regista di "I ragazzi del coro" viveva) per sgominare l'Esercito di Liberazione Simbionese, lasciandone stecchiti sei: Nancy Ling Perry ("Fahizah"), Angela Atwood ("General Gelina"), Camilla Hall ("Gabi"), Willie Wolfe ("Kahjoh"), Donald DeFreeze ("Cinque"), e Patricia Soltysik ("Mizmoon," "Zoya").
Questa, e altre orrende storie, le avevo già sentite raccontare da un giovane e simpatico dottorando americano, a Roma alla fine degli anni 70 per una tesi di master sul cinema italiano durante il fascismo.
E' morto oggi nella sua Los Angeles quell'amico carissimo, Steven Ricci, studioso italoamericano di origini lucchesi, critico e storico radicale del cinema, professore all'Ucla, uno degli allievi prediletti del professore Robert Rosen.
"Steve" negli ultimi decenni si era occupato soprattutto di "preservation and restauration" ed è stato uno dei dirigenti della Fiaf (Federazione internazionale degli archivi di cinema), esperto in ricerca, recupero, restauro e proiezione di film d'arte del passato o documenti storici filmati in pellicola, video o digitali (collaborando anche con la cineteca di Bologna e con quella Nazionale).
Animatore per molti anni dei convegni di Pesaro sul nuovo cinema, è autore, tra l'altro, di un fondamentale saggio sul fascismo e il cinema in Italia anche al di là del ventennio ("Cinema & Fascism - Italian Film and Society, 1922-1943", pubblicato dall'università di Berkeley). Ha scritto anche alcuni articoli per "il manifesto" (uno su Magic Johnson, nel 1991).
Maestro d'umorismo (e di cucina messicana), è stato un traghettatore profondo della cultura californiane (dall'architettura al surf, dalla sensibilità camp alla generazione dei land-surfer, dal classicismo hollywoodiano all'expanded cinema) e della controcultura nordamericana. Colpito qualche anno fa da un ictus che ne ha compromesso la mobilità e l'umore (non la testa) ha dovuto interrompere la direzione del programma "Moving Image Archive Studies" e le lezioni al Departmeent of Film, Television and Digital Media e al dipartimento di "Information Studies". Un carissimo abbraccio alla moglie Mannig e al figlio Giovanni.

Robero Silvestri